Skip to main content
internet of things IOT

IoT: Che cos’è, come funziona e ambiti applicativi

Questa pagina nasce per spiegare con termini semplici e facilmente comprensibili che cos’è l’IoT, ovvero l’internet delle cose. Vediamo insieme come funziona e gli ambiti applicativi dell’IoT.

Può apparire un acronimo davvero oscuro ma in realtà la spiegazione è semplice e intuitiva. IoT è l’acronimo del neologismo “Internet of Things“, che tradotto significa “l’internet delle cose”.

In questo specifico caso, con “cose” ci riferiamo a un vasto mondo di oggetti e auspicabilmente nel futuro di qualsiasi oggetto. La nascita dell’IoT è combattuta tra i puristi che l’associano alla rivoluzione informatica degli anni ottanta del novecento e i meno tradizionalisti che associano la nascita dell’internet delle cose tra il 2008 e l’anno successivo.

Se siete curiosi di scoprire tutto sul mondo dell’IoT, ecco a voi spiegazioni e curiosità riguardanti l’internet delle cose, delle telecomunicazioni e dell’informatica.

Che cos’è l’Internet of Things (IoT)

Come preannunciato, l’acronimo IoT significa (tradotto) “internet delle cose” ma cosa vuol dire esattamente?

In sintesi, l’internet delle cose fa riferimento a qualsiasi oggetto (ed evidenziamo qualsiasi) di tradizione analogica invaso dalla connessione internet.

In pratica, l’IoT permette un interscambio di dati (attraverso la comunicazione informatica) tra oggetti analogici e dispositivi smart (per esempio uno smartphone o un tablet).

Che sia un elettrodomestico, un’auto, un robot lavapavimenti o una presa di corrente elettrica, con l’internet of Things si crea un ecosistema digitale in cui ogni oggetto comunica con noi, anche attraverso il controllo remoto.

A che cosa serve l’IoT?

come funziona l'internet delle cose

La connessione tra gli oggetti attraverso internet apre a diversi utilizzi dell’internet delle cose.

L’IoT serve principalmente a donare la capacità d’interscambio comunicativo di dati a diversi oggetti che, tradizionalmente, funzionerebbero in analogico.

Prendiamo in esempio una lampadina: una lampadina tradizionale offre solo il collegamento elettrico mentre una lampadina smart (dunque dotata di sensori e altro facente parte dell’Internet of Things) dà la possibilità di gestire in remoto diversi comandi, controllare l’intensità e gestire dati e automazioni.

Una lampadina smart potrà spegnersi, accendersi, controllare consumi elettrici ed essere gestita anche a distanza, come per esempio da smartphone. Seppur non tutte le tipologie di oggetti presenti al mondo sono date dell’IoT, gli utilizzi e le applicazioni dell’internet delle cose sono svariati, come lo sono gli ambiti d’utilizzo.

Gli ambiti applicativi dell’IoT

L’applicazione dell’IoT non conosce limiti: può essere installato davvero ovunque, che sia in una casa smart, nell’agricoltura, nella progettazione e costruzione di una città, nella gestione del meteo o di macchinari per l’industria, soprattutto automobilistica.

Cerchiamo di fare un quadro generale dei maggiori ambiti applicativi dell’IoT. Un valido assistente dell’Internet of Things è senza alcun dubbio l’innovazione tecnologica riguardante lo sviluppo dei sensori, sempre più piccoli e performanti, adatti a essere inseriti anche negli oggetti di dimensioni ridotte.

Attraverso dei sensori, gli oggetti analizzano e raccolgono dati che, attraverso l’IoT, possono comunicare ad altri dispositivi elettronici e informatici.

In casa: domotica e smart home

Per esempio, la combinazione di un sensore di temperatura degli ambienti e dell’IoT permette a un termostato smart di tenere costante la temperatura o avvertire l’utente (tramite App per smartphone o smart speakers) del superamento o innalzamento della temperatura rispetto a una data scelta, dando la possibilità di visionare e gestire tutto dalla comodità di un divano.

In casa, l’IoT ha rivoluzionato e aggiornato il concetto di domotica e di smart home, rendendo smart e dunque intelligenti svariati oggetti ed elettrodomestici: prese di corrente, termostati, scaldabagno, lampadine, tapparelle, pulsantiere, robot aspirapolvere e molto altro.

Agricoltura e coltivazione

Nell’agricoltura l’internet delle cose aggiunge funzionalità e qualità alla tradizione analogica: quasi tutti gli oggetti e gli strumenti riguardanti il settore possono essere dotati dell’IoT. L’internet delle cose può facilitare il lavoro nell’agricoltura, per esempio nel controllo dei campi, anche vasti. Immaginate un guasto nell’irrigazione automatica: immediatamente segnalato e facilmente individuabile attraverso la comunicazione dei dati.

Smart City (o città intelligenti)

Le grandi metropolitane convivono da tempo col concetto dell’IoT e nel caso delle città emergenti come Dubai nascono considerando basilare il concetto dell’internet delle cose. Gli aggiornamenti nelle città sono oramai progettati e costruiti in considerazione dell’IoT.

Un esempio d’internet delle cose legato alla città potrebbe essere un servizio di trasporto urbano: nel passato orari di percorrenza, fermate e quant’altro era relegato all’analogico mentre adesso ogni informazione è acquisibile e fruibile tramite smartphone o app dedicata.

Quest’ultime possibilità nascono proprio dall’internet delle cose, dunque dal collegamento dei singoli mezzi di trasporto pubblici a internet, permettendo di monitorare il movimento dei mezzi e dunque calcolare tempistiche e segnalare eventuali guasti.

Automobili

Simile principio vale per le auto e il loro “comunicare” con gli smartphone: non esisterebbe il tanto apprezzato navigatore di bordo touchscreen senza l’IoT.

Il mondo dell’industria è uno dei settori che ha ottenuto maggiori benefici dall’internet delle cose, dotando i macchinari di una comunicazione utilissima e alle volte indispensabile per ottimizzare il processo industriale (sulla falsa riga dell’IoT adottato nell’agricoltura).

Esempio IoT nella smart home

Illustrazione di una smart home
Illustrazione di una smart home

La smart home altro non è che l’ammodernamento della domotica ma qual è l’esempio dell’Internet of Things applicato a un’abitazione?

L’internet delle cose permette a una casa di essere in piena comunicazione con sé stessa, gli oggetti all’interno d’essa e con noi attraverso i nostri dispositivi digitali.

Prendiamo come esempio un’abitazione formata da cucina, bagno e camera da letto. Ogni descrizione effettuata di seguito si basa sull’Internet of Things e in particolare sulla possibilità che dà agli oggetti di comunicare tra loro, creando un ecosistema digitale e informatico.

Un’IoT applicato nella smart home significa poter essere svegliati dolcemente, con l’apertura graduale delle tapparelle a una determinato orario anziché utilizzare la classica sveglia. Se si preferisce, l’IoT permette di essere svegliati dalla televisione, dalla musica o dalle lampadine (con la possibilità di dimmerare l’intensità della luce emulando l’alba o il tramonto).

Senza nemmeno alzarci dal letto, sempre attraverso l’IoT, potremo accendere e far funzionare la macchinetta del caffè, attivare lo scaldabagno e il riscaldamento in bagno.

Giunti in cucina troveremmo il caffè pronto e la tv già posizionata sul notiziario o sul nostro canale preferito (o magari pronto a riprendere l’ultimo episodio di un servizio streaming). Terminato il caffè troveremmo il bagno pronto ad accoglierci con la temperatura per noi ideale e l’acqua calda per la doccia (pur non avendo tenuto lo scaldabagno accesso per l’intera nottata o senza doverci alzare dal letto per attivarlo).

Tornati da lavoro, l’IoT può far creare alla smart home delle routine. Quest’ultime si rivelano soddisfacenti poiché giunti a casa troveremo tutti gli oggetti pronti a essere utilizzati, magari scegliendo di farci “accogliere” con una luce colorata, soffusa o della musica o ancora con l’aria rinfrescata dal condizionatore.

L’IoT si spinge in due direzioni nella smart home: comodità e sicurezza. Nel primo caso un esempio può essere la comunicazione tra oggetti e smartphone: attraverso il GPS le lampadine di casa si accenderanno e spegneranno al nostro passaggio tra una stanza e l’altra.

Nel secondo caso le telecamere (sorveglianza o telecamere IP) o l’allarme sempre collegati con l’IoT possono comunicarci anche fuori casa eventuali intrusioni o pericoli (come nel banale esempio di un fornello rimasto accesso).

Tutto ciò fa nascere un dubbio: se l’IoT fa comunicare gli oggetti in casa ciò vuol dire che siamo sempre spiati? Ne parliamo meglio nel prossimo paragrafo.

Approfondimenti extra: Migliori smart speakersAlexaGoogle AssistantSiri

Privacy e sicurezza: quali sono i rischi?

L’internet delle cose collega gli oggetti alla rete informatica-internet e in generale li fa comunicare tra loro, dunque, quali sono i rischi relativi a privacy e sicurezza?

Per rispondere partiamo dalla premessa sempreverde alla base d’internet: a livello teorico, tutti siamo potenzialmente controllati da tutti. Non esiste una vera privacy nel mondo tecnologico e l’IoT non fa eccezione.

La privacy nell’era moderna esiste ma non è totale. Attenzione, non stiamo dicendo che l’IoT possa spiarvi o lo faccia intenzionalmente ma, in determinati scenari, può accadere di perdere un po’ di privacy in favore delle funzionalità smart e i controlli da remoto.

Tutto però è alla luce del sole: la privacy dei dati e quant’altro è sempre garantita ma per le eccezioni si accettano i termini e le condizioni (che spesso non leggiamo ma al cui interno vi sono specificati anche le norme riguardanti la privacy).

Alcune volte i dati degli utenti sono raccolti per ottimizzare l’esperienza dell’IoT ma anche in questo caso, ogni singolo oggetto “smart” chiede il consenso all’utilizzatore. Su queste basi, la risposta è sia negativa che positiva.

Non vi sono rischi per la privacy ma tenendo a mente che siamo noi a decidere i limiti di essa nell’internet delle cose. Un esempio banale è il comando vocale: quando noi diamo il consenso al microfono, quest’ultimo acquisisce la nostra voce e ciò che diciamo durante l’utilizzo dell’oggetto dotato dell’IoT per migliorarne il servizio (e alle volte raccogliere informazioni commerciali legate alla nostra persona).

Ciò non vuol dire che tutto ciò che diciamo è utilizzato per scopi impropri ma ogni qual volta accettiamo termini e condizioni, (in)volontariamente diamo specifiche eccezioni alle restrizioni della privacy.

Nessuno saprà mai attraverso l’IoT dove abitate ma, magari, sapranno quale accessorio per casa consigliarvi in seguito all’analisi dei dati.

La sicurezza è dunque inficiata dalle nostre scelte riguardo la privacy? Anche qui la risposta è incerta. In linea teorica la sicurezza dei nostri dati non è mai messa in discussione.

Come ogni comunicazione moderna, anche l’IoT gestisce la comunicazione in maniera criptata o crittografata, dunque, al di fuori del nostro ecosistema digitale (e di ciò che volutamente accettiamo) non vi è rischio d’intromissione esterna o di hackeraggio delle comunicazioni tra oggetti e dispositivi attraverso l’internet delle cose.

La sicurezza digitale è garantita da norme di produzione e progettazione, anche e soprattutto nell’IoT. Seppur uscendo dal contesto “puro”, l’internet delle cose ci aiuta anche nella sicurezza personale: un peacemaker dotato dell’IoT può lanciare un allarme anche in caso d’improvviso malore, garantendo anche la nostra sicurezza fisica.

Infine, la sicurezza è garantita anche tra due utenti diversi che utilizzano gli stessi oggetti dotati d’IoT, con comunicazioni diversificate nei rispettivi dispositivi tecnologici.

Il mercato IoT in Italia: rapida crescita durante e dopo la pandemia

Seppur il Covid e la perdurante emergenza sanitaria dovuta alla pandemia abbia bloccato il Mondo (e soprattutto l’Italia) con grosse perdite economiche in molti settori, l’Internet of Things ne ha beneficiato sia a livello mondiale che italiano. Ciò è stato merito, in buona parte, della quarantena e relativi aumenti degli acquisti online in siti come Amazon.

Gli italiani si sono trovati con tanto tempo da spendere in casa e con poche o nessuna possibilità di uscire. Tra diverse attività classiche come cucinare con i robot da cucina o le planetarie, negli italiani è cresciuta la curiosità riguardo i prodotti “smart” del mercato IoT.

Le aziende hanno percepito questa nuova richiesta, producendo e offrendo un prodotto dietro l’altro e al contempo ricevendo molti più feedback dagli utenti, ben felici di passare il tempo in casa diversamente.

A dare un ulteriore spinta al mercato IoT in Italia sono stati anche gli assistenti vocali e tutti gli oggetti smart ad essi legati. Oggetti come Amazon Echo (clicca qui se non sai quale scegliere) hanno subito un’impennata degli acquisti durante e dopo la pandemia, poiché molti utenti hanno avuto tempo e modo di sperimentare, incuriosirsi o molto più umanamente cercare una nuova compagnia o tentando di rimanere in contatto con la famiglia in maniera alternativa anche durante le restrizioni.

Come in una catena, un prodotto smart ha attirato la curiosità verso un altro dispositivo intelligente e, un acquisto dopo l’altro per creare un ecosistema digitale, a beneficiarne è stato il mercato IoT.

Conclusioni e considerazioni finali

Il mondo dell’IoT è così vasto e potenzialmente progressista da essere tuttora in gran parte inesplorato.

L’intelligenza delle cose è la chiave del futuro informatico e delle telecomunicazioni, con un’integrazione sempre più simbiotica tra noi e tutto ciò che ci circonda.

Seppur spesso associato al concetto di domotica e smart home, l’Internet of Things racchiude molti altri aspetti all’interno di sé. Basta guardarsi intorno e aguzzare la vista, sia in casa che fuori, per poter notare l’IoT intorno a noi in quasi ogni oggetto.

L’internet delle cose però non deve preoccupare o far ipotizzare un futuro distopico in cui l’IoT ci controllerà e spierà. Privacy e sicurezza rimangono punti saldi nella crescita dell’Internet of Things, a patto che si stia attenti ai permessi e la “libertà” che diamo ai nostri dispositivi smart. Come sempre, la chiave è il corretto utilizzo e la conoscenza ma adesso l’IoT non ha più segreti (o quasi).